“Troppo intelligenti per essere felici” (Libro del 2016)

Nonostante il titolo dal sapore amaro, consigliamo la lettura di questo libro, un testo che finalmente parla in modo chiaro e definito di PLUSDOTAZIONE, una particolare caratteristica di essere e di sentire che necessità di essere conosciuta a fondo da clinici,  insegnati e genitori.

Una persona ad alto potenziale cognitivo riunisce in sè straordinarie risorse intellettuali e una sensibilità, un’emotività tanto intense e straripanti da inondare il campo del pensiero. Questi 2 aspetti sono sempre indissolubilmente legati.

Fare una giusta diagnosi  risulta il modo migliore per prevenire anziché curare.

La pratica clinica, infatti, ci insegna che essere intelligenti, vedere cose che gli altri neppure notano, sentire le emozioni sempre con il volume al massimo non è per forza  fonte di soddisfazioni, successi scolastici/lavorativi e ricche reti di relazioni positive. Anzi. Spesso non ci si capisce e non si capiscono gli altri. Il bambino a scuola si annoia, viaggia sempre ad una velocità differente; l’adolescente si sentirà estenuato per il continuo flusso di parole, pensieri e domande che lo assalgono; l’adulto potrebbe avere difficoltà a trovare la giusta direzione da dare  alla sua vita.

“Avere capacità sopra la media significa avere costantemente l’emozione a fior di labbra e il pensiero ai confini dell’infinito”.

Da pag. 41: “L’ipersensibilità gioco un ruolo chiave nella personalità del plusdotato. Abbiamo infatti a che fare con una vera e propria spugna, che in qualsiasi momento assorbe persino la più piccola particella emozionale sospesa nell’aria.”

Da pag. 81: “L’incontro-scontro con la scuola è destinato a intaccare sempre più il capitale di fiducia del bambino plusdotato.”

Da pag. 108: “…la plusdotazione regala un’intelligenza dai tratti peculiari che cambia il modo di percepire, comprendere e analizzare il mondo. E’ necessario aver capito una volta per tutte che la dimensione affettiva è una componente essenziale della personalità di questi esseri così particolari. Al punto che forse, in fin dei conti, i plusdotati pensano più con il cuore, che con la testa.”

Da pag. 158: “Il ritmo è il grande problema del plusdotato: lui è sempre fuori tempo! Non è mai sincronizzato con il movimento generale. Vive in perenne sfasamento: quando non è in anticipo è in ritardo, oppure in standby.”

Buona lettura!